In questi anni ho avuto modo di osservare, effettuare parecchie prove e scoprire molte caratteristiche interessanti di questa varietà. Di seguito, alcune delle mie osservazioni e considerazioni sul Caprettone.
Innanzitutto va detto che il Caprettone si è diffuso lungo il versante Sud del Vesuvio per la sua straordinaria capacità di affrancamento a piede franco (generare radici senza ricorrere al portainnesto) e considerando la sua migliore espressione in questa maniera non ha molto senso innestarlo su barbatelle selvatiche, al contrario risulta uno straordinario supporto per effettuare sovrainnesto di differenti varietà locali che non hanno lo stessa capacità di radicare in condizioni di scarsa irrigazione e mantenere i benefici dovuti al piede franco.
Per questa ragione, negli impianti effettuati a partire da talea, dopo i primi 2 anni di allevamento durante i quali bisognerà irrigare occasionalmente, vanno recise le numerose radici superficiali per non inibire lo sviluppo di radici fittonanti profonde.
I tralci del Caprettone hanno internodi lunghi, in alcuni casi quelli apicali possono sfiorare i 20 cm! Inoltre è una varietà che ha fertilità basale pressoché nulla. Per questi motivi vanno lasciati tralci lunghi almeno 80 cm con un numero di almeno 7/8 gemme, in alcuni casi è opportuno allungarsi fino anche a 150 cm con oltre 12 gemme sul tralcio. Inoltre, una peculiarità di questa varietà è che gli speroni devono essere di almeno 4/5 gemme altrimenti queste rischiano di abortire e non germogliare.
Questa varietà predilige terreno sciolto e sabbioso e beneficia dell’influenza del mare, per questo motivo si esprime bene lungo tutta la fascia costiera a partire da Terzigno fino ad Ercolano, in particolare su Via Panoramica, Tra Boscotrecase e Leopardi in alcune contrade come Via Fruscio, Via Cifelli, Via Tirone della Guardia e Via Montagnelle, i contadini nel passato hanno prodotto spesso dei vini notevoli per espressione e abbastanza longevi.
Storicamente, dal dopoguerra in avanti, il Caprettone è stato allevato dapprima alla “Patrese” e successivamente a Tendone, ma se impiantato con sesti molto larghi (1,8/2 metri sulla fila) si trova molto bene anche in forme a spalliera, in particolare, con una forma di allevamento definita a Boscotrecase “ammappata sul filare”, che prevede uno o più lunghi cordoni permanenti dai quali si sviluppano molteplici tralci, Il Caprettone dà i suoi risultati migliori in temini di maturazione delle uve.
Per la sua spiccata acrotonia i viticoltori della zona sono soliti cimare precocemente i primi due germogli apicali di ogni tralcio, in modo da regolare lo sviluppo vegetativo della pianta.
In fase di prefioritura è opportuno effettuare una lieve defogliazione per favorire una migliore allegagione dei fiori in frutti, infatti, in questa fase fenologica, il Caprettone è molto delicato anche in base alle condizioni climatiche.
Il Caprettone è una varietà di uva abbastanza resistente all’oidio, ma molto sensibile alla peronospora, per questo motivo richiede tempestività nell’effettuare le irrorazioni a base di rame nella fase di prefioritura. Nelle forme a tendone, in caso di annate piovose, il grappolo tende ad ingrossarsi molto e il conseguente assottigliamento della buccia rende gli acini attaccabili da insetti come la Tignola. Questa problematica è meno accentuata nei vigneti allevati in parete a spalliera.
Il Caprettone ha una buccia pruinosa, dalle mie prove di vinificazione e sulla base della mia esperienza personale posso affermare tranquillamente che: a partire da uva matura e perfettamente sana, proveniente dai nostri vigneti, con trattamenti (zolfo e rame in biologico) effettuati non oltre la fine di Giugno, quindi circa 9/10 settimane prima della raccolta, Il Caprettone non ha bisogno di alcun pied de cuve per avviare, nel giro di pochissime ore, una fermentazione spontanea completa e senza deviazioni o alterazioni di alcun tipo.
Dal punto di vista enologico, al momento della maturazione fenolica, Il Caprettone ha acidità totale mediamente bassa, motivo per cui si presta bene al taglio con altre varietà di uva che donano freschezza come Greco e Falanghina. Inoltre, la pianta tende a produrre pochi polifenoli ossidabili (catechine), quindi questa uva si presta bene ad un breve contatto del mosto con le bucce per esaltarne le caratteristiche.
Nei vini a base Caprettone prodotti da annate fresche, dopo uno o più anni di affinamento possono emergere note di albicocca, mentre nei vini prodotti in annate più calde prevalgono le note di ginestra. Inoltre, nei vini prodotti con utilizzo minimo di solforosa e senza chiarifiche emergono note di camomilla e fiori di campo.
Andrea Matrone